La cifra narrativa che caratterizza senza dubbio tutti i racconti (che preferisco definire novelle) di questa raccolta è la forza, direi il coraggio e la dolorosa volontà dell'io narrante, che si autoanalizza, si pensa, si guarda, si ricorda, si riflettere nei/sui gesti più quotidiani, più banali (nel primo racconto, una passeggiata su un marciapiede), che scandaglia e squarcia a volte con atroce violenza TUTTI gli aspetti di un esistenza e di un vissuto nella sua carnalità e nella sua essenzialità. Il lessico, lo stile, il periodare vogliono rendere e rendono la ricerca dolorosa e faticosa e il suo risultato, che non nega il dolore, la fatica, la bruttezza, gli aspetti più laidi. A una prima lettura emerge certamente che il "filo rosso" della raccolta è la presenza, l'incombenza, l'ineluttabilità della morte: in forma metaforica, oppure con tutto il realismo di un capezzale di ospedale, o di un funerale. La morte si attende, pervade la vita, ne è quasi la ragione e la sostanza. Giovani o vecchi, figli e padri, vicini di casa e amici, vagabondi e residenti: tutti i protagonisti dei racconti dividono la scena con la morte. La morte intesa come assenza, sparizione, ma appunto grottescamente presente e tangibile. La morte rappresentata dalla testa di un gatto, dal bastone di un vecchio, dall'alito di un ubriacone, dalla pioggia incessante. "Panta rei", ma quello che alla fine rimane E' CHE SI PUO' RACCONTARE: il il racconto, il ricordo, "l'eredità d'affetti" fronteggia la fine e dà luce al buio e senso all'oblio. Per citare solo un paio di esempi, la "novella" del netturbino ("La vocazione del netturbino"), un individuo che passa la vita nel tentativo disperato di non far morire gli oggetti, e con loro i ricordi e l'esistenza stessa. E così l'ultima, "La delega" , in cui un nipote ridà vita grazie al ricordo a uno zio in vita in realtà sconosciuto. Potrei forse quindi dire che il vero filo rosso, o l'altro filo rosso, è proprio il valore imperituro del racconto, della parola, che fa vivere e rivivere gli oggetti, i ricordi, le parole scritte su vetri appannati, i morti, le assenze, gli affetti.