Grande lettrice di Paul Celan, a cui ha dedicato alcuni saggi più belli e intensi degli ultimi anni, Camilla Miglio non poteva sfuggire all’esposizione della propria parola, al concretizzarsi di un colloquio tra l’ascolto e la pagina scritta. Queste sue poesie sedimentate nel tempo, ma illuminate drammaticamente da una perdita, sono una testimonianza di fedeltà a se stessa e una prova di autonomia ne i confronti delle tante letture.
La fragilità - altro grande tema della poetica di Celan - è uno dei perni su cui ruota questo libro, ma è una fragilità continuamente risanata come una ferita che ha in sé la possibilità di rimarginarsi. Il paesaggio è un vero e proprio personaggio e non uno sfondo, non ha nulla di idilliaco. Il linguaggio e il tempo hanno fatto affiorare queste poesie dopo la lunga ricerca di “frasi vere” come scriveva Ingeborg Bachmann e dopo quel “chiedere ancora”, quel chiedere ulteriormente al testo che si legge fino a trovare una terza lettura.
Antonella Anedda
Copertina Clorinda Biondi – ufficio grafico Atì
Anno 2010
Pagine 82
Euro 12
ISBN 978-88-89456-30-9